TERAMO – Per anni, nel vecchio millennio, è stato al centro delle attenzioni della politica, della sanità e perfino della magistratura, prima di trovare una definitiva sistemazione prima nella sua ristrutturazione e poi nella corretta gestione. Oggi il bar dell’ospedale Mazzini è fonte di un cospicuo introito per l’azienda Asl, circa 500mila euro all’anno. E’ di questi giorni la delibera con cui la direzione aziendale ha aggiudicato la gestione dell’attività per i prossimi quattro anni (più due prorogabili), alla ditta Basilisco Srl, che ha sede a Teramo. Verserà all’azienda sanitaria una somma di 276mila euro all’anno quale quota fissa del canone di concessione, oltre ad una quota variabile del 17% del fatturato annuo, che equivale ad oltre 222mila euro. L’offerta della ditta che si è aggiudicata l’appalto – che è in continuazione con la precedente, attiva dal 2014 -, è stata ritenuta più vantaggiosa rispetto alle altre tre offerte presentate dalla Pap di Teramo, dalla Cooperativa Arcobaleno di Rionero Sannitico (Isernia) e dalla associazione temporanea di imprese tra La Cascina Global Service e la Vivenda Spa di Roma, Decisiva sono state le offerte al rialzo rispetto alla base di gara per il canone annuale (addirittura il 38% in più dei 200mila previsti) e per l’aggio sul fatturato (il 10% in più sul minimo di 7).
Un appalto importante, dunque, come lo è stato negli anni l’appetito su questo servizio che ha attratto numerose aziende del settore. La Asl quando lo ha bandito nel dicembre di un anno fa, lo ha valutato 6 milioni di euro, uno per ciascun anno di gestione, se si considera la base quadriennale più i due anni di proroga massima. D’altronde il valore arriva dai numeri di quello che può essere considerato uno tra i bar dal più alto volume di affari e di presenze. La matematica arriva in aiuto quando si valutano le cifre della struttura nosocomiale del capoluogo: 436 posti letto dei quali 40 in day hospital o day surgery, una frequenza giornaliera di circa un migliaio di pazienti che si recano agli ambulatori, oltre 1.100 dipendenti, 15 ore di apertura giornaliera da contratto, festivi compresi. La storia di questa struttura ripercorre quella di grandi vicende, politiche, sanitarie e perfino giudiziarie. Il ‘bar dell’ospedale’ lega il suo nome agli esordi degli anni ’90, quando l’attività fu pensata e avviata quale motivo di sostegno alle gestioni
Un appalto importante, dunque, come lo è stato negli anni l’appetito su questo servizio che ha attratto numerose aziende del settore. La Asl quando lo ha bandito nel dicembre di un anno fa, lo ha valutato 6 milioni di euro, uno per ciascun anno di gestione, se si considera la base quadriennale più i due anni di proroga massima. D’altronde il valore arriva dai numeri di quello che può essere considerato uno tra i bar dal più alto volume di affari e di presenze. La matematica arriva in aiuto quando si valutano le cifre della struttura nosocomiale del capoluogo: 436 posti letto dei quali 40 in day hospital o day surgery, una frequenza giornaliera di circa un migliaio di pazienti che si recano agli ambulatori, oltre 1.100 dipendenti, 15 ore di apertura giornaliera da contratto, festivi compresi. La storia di questa struttura ripercorre quella di grandi vicende, politiche, sanitarie e perfino giudiziarie. Il ‘bar dell’ospedale’ lega il suo nome agli esordi degli anni ’90, quando l’attività fu pensata e avviata quale motivo di sostegno alle gestioni
del calcio cittadino. Parte dei ricavi erano infatti previsti per sostenere il Teramo calcio e l’iniziativa che vide soprattutto la politica democristiana di allora in prima linea, scatenò le reazioni anche veementi dei commercianti delle piccole attività attorno all’ospedale, che scelsero le strade dei ricorsi alla giustizia amministrativa ma che stimolarono anche quella penale con inchieste allora clamorose. Fu soltanto agli inizi degli anni 2000 che l’allora governance sanitaria decise di riattivare un servizio da tempo chiuso, quando il direttore generale Sabatino Casini affidò all’iniziativa imprenditoriale di Luigi Sbraccia la ristrutturazione dei locali nell’atrio di ingresso del Mazzini, che tornarono a nuova vita e fulcro della giornata ospedaliera di dipendenti, pazienti e visitatori. Un decennio di gestione, fino alla decisione della Asl di mettere a gara l’attività e aumentare decisamente il valore del canone, che fino a quel tempo non aveva superato al massimo i 150mila euro. Con l’Hospital Bar nacque un contenzioso che nel giugno del 2014 portò anche alla chiusura per una decina di giorni del servizio, ma poi la nuova ditta aggiudicataria – la Crc di Alati F. srl di Sora -, la cui offerta economica di circa 270mila euro all’anno fu decisiva, potè avviare l’impresa.